Relazione sul convegno “Diritti Umani: carcere e dintorni”:   Il Club per l’UNESCO di Brindisi, in linea con le varie campagne estensive dell’UNESCO destinate alla salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale dell’umanità, occupandosi altresì di educazione, formazione e informazione, con particolare riferimento a chi si trova in condizione di disagio sociale e culturale, in occasione della celebrazione sovranazionale della Giornata Mondiale dei Diritti Umani ha tenuto nel pomeriggio di venerdì 11 dicembre 2015, presso il salone della Provincia di Brindisi alle ore 17.30, sotto l’egida della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, con i patrocini della Federazione Italiana Clubs e Centri per l’UNESCO, della Regione Puglia e della Provincia di Brindisi, il convegno Diritti Umani: carcere e dintorni, espressamente dedicato ai diritti dei detenuti. Sono intervenuti: il dott. Ignacio Tredici – Forza Permanente Giudiziaria e Penitenziaria del Dipartimento delle Operazioni di Pace delle Nazioni Unite (United Nation Global Service Centre) U.N.L.B. Brindisi, la dott.ssa Alessia Magliola – Magistrato di Sorveglianza della Casa Circondariale di Brindisi, la dott.ssa Anna Maria Dello Preite – Direttrice Casa Circondariale di Brindisi ed il dott. Piero Rossi – Garante regionale della Puglia dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà. Infine sono state apportate testimonianze da Marcantonio Gallo – TeatroDellePietre e da ospiti della Casa Circondariale di Brindisi. La serata si è rilevata interessante ed emozionante per l’approccio di grande umanità al tema da parte di ognuno dei competenti relatori. Dopo il saluto della presidente del Club di Brindisi, dott.ssa Clori Ostillio Palazzo e la lettura della sua relazione sulla storia della dichiarazione dei diritti umani, il dott. Ignacio Tredici ha delineato l’importanza dei principi sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti Umani con un excursus storico, partendo dal c.d. “Cilindro di Ciro” emesso nel 539 a.C. quando Ciro il Grande conquistò Babilonia liberando gli schiavi e consentendo che ogni Comunità professasse la propria religione. La Dichiarazione rappresenta la Magna Charta Internazionale dei Diritti Umani, uno standard ideale a cui hanno fatto seguito i due Patti del 1966 contenenti norme e meccanismi di attuazione. “Noi Popoli delle N.U. siamo determinati a preservare le generazioni future dal flagello della Guerra che già due volte ci ha funestato nel secolo scorso.” Poi, ha sottolineato quanto i più elementari diritti siano compressi quando si parli di detenuti, se pensiamo solo allo spazio di cui ognuno può disporre. Tema ripreso dalla dott.ssa Alessia Magliola, che ha prontamente evidenziato, come dopo il clamore mediatico che segue i processi cali il sipario sul dopo giudizio. La pena è una scommessa che lo Stato fa su un periodo di recupero, e nel tempo, si riesce a modulare misure alternative alla detenzione. La compressione dei diritti umani va modulata. Una sentenza pilota della Cassazione (c.d. sentenza Torreggiani) ha posto dei limiti in tal senso indicando allo Stato una patologia che è ormai sistemica; ed il legislatore ha introdotto una normativa che prevede la possibilità di un Reclamo da parte del detenuto. I detenuti pure in posizione di debolezza non devono pensare di essere abbandonati. Il Garante, dott. Piero Rossi, sottolineando come sia difficoltoso decidere da dove partire, ha preso in esame come archetipo la salute, elemento emblematico di differenza tra forma e sostanza. Al di là della distinzione tra Buoni e Cattivi, i Diritti umani fondamentali competono in quanto persona fisica. Sottolinea poi l’importanza di decostruire dei luoghi comuni, con una visita in carcere. “Viviamo in un sistema in cui degli Uomini stabiliscono di tenere rinchiusi altri Uomini. Condizioni che non accettiamo più per gli Zoo, se non realizzati in aree aperte tipo Zoo Safari”. Molto è delegato alle persone e si incontrano competenze profonde e alta motivazione a tutti i livelli di impegno. La Direttrice, dott.ssa Anna Maria Dello Preite, ha rilevato come operando nello spirito di umanizzazione della pena, a Brindisi siano stati fatti tanti piccoli passi a livello strutturale, organizzativo e, di relazioni e attività: come adeguare le sale per i colloqui, ampliare le aule per la socialità, prevedere colloqui nei giorni festivi e che a breve sarà attrezzato un piccolo spazio verde per colloqui esterni. Ha esposto brevemente numerose iniziative attuate, come gli incontri con l’autore ed il progetto del CSV Poiesis “Il carcere degli innocenti”. Il protocollo firmato con la Provincia che dà la possibilità ai detenuti di mettere a disposizione gratuitamente le proprie competenze. Ed è in questa direzione che si volge la Direttrice chiedendo collaborazione all’esterno per dare la possibilità ai detenuti di imparare un mestiere. La Compagnia delle Pietre ha da qualche anno un progetto di laboratorio teatrale “DENTRO _ FUORI”, ed ha all’attivo due spettacoli rappresentati nel Teatro della Città, il Verdi ed altri incontri svoltisi all’interno della Casa Circondariale di Brindisi. Marcantonio Gallo, direttore artistico, regista ed attore del TeatroDellePietre, dopo una breve esposizione delle attività svolte, ha invitato due “attori”a raccontare la propria esperienza di vita, e come hanno vissuto e vivono questa opportunità. Il momento più toccante della serata, in un religioso silenzio, è stato questo racconto. La serata si è conclusa all’insegna del messaggio d’allarme lanciato dal Club per l’UNESCO di Brindisi in merito alla condizione dei detenuti in carcere; sembra opportuno sottolineare l’attuale disciplina dell’ordinamento penitenziario, che all’articolo 6 della legge n. 354 del 26 Luglio 1975 (La legge sull’ordinamento penitenziario) prevede i seguenti obblighi: “I locali nei quali si svolge la vita dei detenuti e degli internati devono essere di ampiezza sufficiente, illuminati con luce naturale e artificiale in modo da permettere il lavoro e la lettura; aerati, riscaldati ove le condizioni climatiche lo esigono, e dotati di servizi igienici riservati, decenti e di tipo razionale. I detti locali devono essere tenuti in buono stato di conservazione e di pulizia. I locali destinati al pernottamento consistono in camere dotate di uno o più posti. Particolare cura è impiegata nella scelta di quei soggetti che sono collocati in camere a più posti. Agli imputati deve essere garantito il pernottamento in camere ad un posto a meno che la situazione particolare dell’istituto non lo consenta. Ciascun detenuto (…) dispone di adeguato corredo per il proprio letto”. A tutt’oggi i provvedimenti adottati dallo Stato Italiano, come pure la legge emanata nel 2010, non hanno contribuito in maniera definitiva alla risoluzione del problema strutturale delle carceri, infatti, l’attuale quadro del sistema penitenziario italiano presenta diverse problematiche da risolvere. In questo senso, gli studi effettuati dal Consiglio d’Europa e dall’International Centre for Prison Studies sulla situazione dell’affollamento delle carceri in Italia, fanno emergere risultati molto significativi. I dati più importanti riguardano la percentuale di detenuti in attesa di giudizio, pari al 36% al 31/03/2014, a differenza di una media europea del 23,50% e il numero totale della popolazione di detenuti in Italia pari a 60.197, a fronte della minore capacità di 48.309 posti dell’attuale sistema penitenziario. Alla luce di questi numeri, si è resa necessaria la conversione definitiva in legge nel 2014 del “decreto svuota carceri”, provvedimento che ha sicuramente introdotto delle novità significative, utile ad affrontare la questione del sovraffollamento nel breve termine e ad incrementare il ricorso a misure alternative alla pena della reclusione, ma che non hanno risolto la situazione. Infatti, il problema del sovraffollamento ha ripercussioni molto gravi sulle condizioni dei detenuti e la Corte di Strasburgo non ha mancato di qualificare le suddette condizioni come inumani e degradanti. Purtroppo, i provvedimenti posti in essere dallo Stato italiano nel corso degli anni si sono rilevati del tutto fallimentari sul piano dell’effettiva risoluzione del problema. Come sottolineato dal Comitato europeo, “un carcere sovraffollato implica spazio ristretto e non igienico; una costante mancanza di privacy (anche durante lo svolgimento di funzioni basilari come l’uso del gabinetto), ridotte attività fuori-cella, dovute alla richiesta di aumento del personale e dello spazio disponibili; servizi di assistenza sanitaria sovraccarichi; tensione crescente e quindi più violenza tra i detenuti e il personale. Soltanto in questi mesi, in virtù della sentenza della Corte Europea e, anche in considerazione della recente statuizione della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della legge del 2010, si è finalmente avviato un percorso politico volto a dare una risposta al problema del sovraffollamento e della condizione dei detenuti che porti all’emanazione di una nuova legge, che apporti le modifiche necessarie per una rapida risposta alla Corte di Strasburgo e produca le riforme di fondo del sistema. In questo senso, non può negarsi che la crescita continua della popolazione carceraria rappresenta una sfida cruciale per il corretto funzionamento dell’amministrazione penitenziaria e per il sistema della giustizia penale sia per quanto riguarda una congrua gestione delle carceri, sia per il rispetto dei diritti fondamentali, motivo preponderante che spinge il Club per l’UNESCO di Brindisi ad occuparsi prontamente di siffatte problematiche.